Francesca Nicolai

Armonizzazione delle cicatrici

L’antica arte giapponese del Kintsugi (kin “oro”, tsugi “riparazione”) consiste nel riparare un oggetto rotto evidenziandone le crepe anziché nasconderle: i frammenti vengono riuniti e le linee di rottura, riempite di oro, diventano così elementi che impreziosiscono e rendono l’oggetto più pregiato. Questa arte ci insegna a rispettare e prenderci cura di ciò che è danneggiato: la “crepa” diventa testimonianza di una preziosa vulnerabilità.
 

Le cicatrici, segni indelebili che raccontano una storia e che tracciano la mappa della vita, rappresentano punti di svolta, imprevisti e a volte anche scelte difficili; segni che spesso siamo portati a nascondere e mascherare perché creano disagio, vergogna ed imbarazzo; segni su un corpo che ricordano un dolore e che vengono, nella maggior parte dei casi, evitati, dimenticati e isolati anche e soprattutto da chi li possiede.
Cosa c’è dietro ad una cicatrice, quali piani vengono coinvolti e in che modo vengono coinvolti?
Approfondendo gli aspetti anatomico, embriologico, psicologico - psicosomatico, mentale ed energetico ho compreso come una cicatrice sia un segno fisico che ha conseguenze non soltanto estetiche ma anche funzionali, dove ad essere interessato non è soltanto il singolo tessuto o la singola area ma l’intero corpo inteso proprio come sistema in tutte le sue diverse sfumature.

È stato di fondamentale importanza per me soffermarmi dinnanzi alla riflessione che “una cicatrice nasce sempre dopo la nascita di una ferita”. Ecco allora che prima ancora di pensare, di vedere e di toccare la cicatrice bisogna saper vedere la ferita (nel senso proprio e figurato della parola), quell’apertura che noi riscontriamo sul piano fisico, cioè sulla pelle, ma che sappiamo essere avvenuta anche su altri piani.
L’approccio alle cicatrici avviene attraverso una nuova modalità ed una nuova visione più amplia e globale che permette di prendere consapevolezza del fatto che ci si può avvicinare alle ferite e alla cicatrici, che si possono nominare, vedere, riconoscere e toccare per poterne poi fare tesoro.
Attraverso il trattamento della cicatrice si crea veramente uno spazio nel quale il soggetto ri-prende contatto con una parte del suo corpo dimenticata o trascurata, entra in connessione con la cicatrice e con l’evento che l’ha generata e dà origine ad una serie di risposte fisiche e processi, più o meno consci, che possono portarlo ad una rielaborazione e integrazione dell’evento traumatico.

 

A chi è rivolto?

  • A tutti coloro che desiderano prendersi cura della propria cicatrice o che presentano dei disturbi legati ad essa.
  • A tutti coloro che desiderano guardare con occhi nuovi le proprie cicatrici ricominciando a guardarle, riconoscerle, vederle, ascoltarle e sentirle.
  • A tutte le donne che presentano cicatrici da parto (lacerazione spontanea, episiotomia o taglio cesareo).
     

 

Francesca Nicolai